La recente diffusione di prodotti al CBD fa registrare un vistoso calo di vendite di farmaci in tutto il territorio italiano. Ecco le motivazioni del perchè la Cannabis Light riduce il consumo dei medicinali
L’ascesa della Cannabis Light
Molti paesi in tutto il mondo hanno legalizzato o depenalizzato la Cannabis per scopi ricreativi e medici. Altri hanno legalizzato la coltivazione di un ceppo industriale di Cannabis ricco di CBD e quasi privo di componenti psicoattive. Se da un lato questo mercato sta guadagnando slancio ed è spesso descritto come il nuovo “petrolio verde”, dall’altro, aumenta l’incertezza sul potenziale uso improprio. Tuttavia, questo mercato per lo più non regolamentato ha continuato a crescere. Specie nel nostro paese dove è noto come il fenomeno della Cannabis Light.
Uno studio tutto italiano
Pubblicato sul Journal of Health Economics, uno studio scientifico condotto da ricercatori italiani sull’offerta italiana di Cannabis Light, dimostra come il mercato dei prodotti CBD riduce il consumo dei medicinali. Dallo studio emerge che la cannabis light porta ad una riduzione significativa di ansiolitici di circa l’11,5%, sedativi del 10% e di antipsicotici del 4,8%. Effetti più sfumati ma comunque significativi si riscontrano anche per farmaci antiepilettici (-1,5%), antidepressivi (-1,2%), oppioidi (-1,2%) ed antiemicranici (-1%). Modelli simili erano già stati documentati oltreoceano in cui è emerso che la cannabis terapeutica ha avuto un impatto simile sulle prescrizioni di farmaci.
Emerge la necessità di regolamentare l’uso della Cannabis Light
I farmaci presi in esame hanno mostrato schemi di sostituibilità con la cannabis terapeutica, che però presenta alcune differenze rispetto alla Cannabis Light. Ad esempio, la cannabis terapeutica, ricca di THC, è ampiamente utilizzata per trattare il dolore cronico, il glaucoma, l’insonnia e l’ansia. Invece, per i suoi effetti clinici, il CBD è spesso associato a proprietà antipsicotiche, analgesiche, antinfiammatorie, antiartritiche e antineoplastiche ed è usato per trattare infiammazioni, emicranie, depressione e ansia. Tuttavia, a parte Epidiolex, un farmaco recentemente approvato dalla FDA per il trattamento di forme rare di epilessia, nessun altro farmaco contiene CBD.
Secondo i ricercatori il punto di svolta di questo fenomeno è che l’Italia dovrebbe migliorare l’accesso alla cannabis terapeutica. Il passaggio dalla prescrizione di farmaci a una terapia a base di CBD non regolamentata “potrebbe derivare dalle esigenze dei pazienti di un sollievo più efficace, che attualmente non è affrontato dalla medicina tradizionale
“. I ricercatori inoltre suggeriscono la necessità di regolamentare l’uso della Cannabis Light e che un primo tentativo potrebbe essere “istruire i medici e fornire etichette e certificazioni insieme alle informazioni sulle dosi
“. Speriamo quindi che questo studio possa servire da stimolo per i nostri legislatori, dato che l’attuale legge sulla cannabis ha ancora bisogno di ulteriore chiarezza sulla vendita di fiori di CBD e la mancanza di regolamentazione mette in pericolo rivenditori e aziende.